Introduzione alla giornata di studi su “Emilio Lussu e la marcia su Roma” organizzato il giorno 28 Ottobre 2022 presso l’Istituto Pietro Martini di Cagliari (di Lorella Villa)

Il centenario della marcia su Roma rappresenta per il nostro Paese una ricorrenza da ricordare in modo diverso dai tanti avvenimenti che ricorrono nel calendario della Repubblica, a cadenza fissa o occasionale.
È un centenario potremmo dire “da maneggiare con cura”: non è un evento da celebrare ma non si può dimenticare.
Come affrontarlo nella scuola pubblica?
Questo l’interrogativo che ha mosso il comitato dell’Istituto Pietro Martini di Cagliari a promuovere questa giornata di studi, nell’ambito delle iniziative per i 160 anni dell’Istituto.
Abbiamo pensato fin dallo scorso anno scolastico di parlare della marcia su Roma attraverso le pagine di un classico della letteratura politica: Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu.
Nessun’opera come questa fa emergere con chiarezza l’aspetto di brutalizzazione che il Fascismo ingenerò nel Paese fin dai suoi albori.
Leggere in classe questo libro si è rivelato un antidoto a quello che Umberto Eco ha definito l’effetto del “Fascismo eterno” o Ur-fascismo che agisce con la sua onda lunga sulle coscienze di tanti italiani, ancora oggi.
Nell’opera di Emilio Lussu le nostre studentesse e i nostri studenti hanno trovato quel grumo di verità che li ha resi consapevoli del fatto che l’antifascismo non può essere un valore divisivo ma il primo valore sul quale fondare la nostra convivenza civile, una sorta di lievito morale.
Ad accompagnare gli studenti e le studentesse nella scoperta dell’opera di Emilio Lussu e della congerie politica e culturale che ispirò Marcia su Roma e dintorni nella giornata del 28 Ottobre 2022 abbiamo avuto due ospiti d’eccezione: il Prof. Marco Pignotti, ordinario di storia contemporanea dell’Università di Cagliari e l’avvocato Giuseppe Caboni, amico di Emilio e Joyce Lussu e promotore del museo di Armungia, a loro dedicato.

Di seguito il testo della mia introduzione ai lavori:

In questi ultimi mesi si sono moltiplicate le iniziative editoriali, divulgative e scientifiche e le trasmissioni televisive sulla marcia su Roma e il fascismo. L’ultima ieri sera (il 27 ottobre per chi legge) su sky documentaries ha presentato una trasmissione ispirata al libro “Il fascismo ha fatto anche cose buone?” dello storico Francesco Filippi con prefazione di Carlo Greppi. Domanda retorica. E titolo emblematico.
Un po’ tutte queste iniziative infatti concordano in una lettura di quell’evento come punto di arrivo e di partenza di due stagioni diverse del Fascismo, la fase movimentista prima e quella di governo e totalitaria dopo, unite dallo stesso tratto distintivo: la violenza sfrenata.
Viene da dire: finalmente!
Finalmente, perché a distanza di 100 anni dalla presa del potere da parte del fascismo è ancora troppo diffusa la vulgata che vuole Mussolini instauratore di un regime non spietato quanto il Nazismo e responsabile di due soli errori fatali: le leggi razziali del ’38 e l’averci infilato in quella tragedia devastante che fu la seconda guerra mondiale.
Se non fosse stato per quella sbandata per Hitler, per molti, troppi italiani, ancora oggi, il bilancio del regime fascista potrebbe quasi chiudere in pareggio tra cose buone e cose meno buone.
Per il periodo precedente il ’38, le leggi razziali, “la favola bella che ieri ci illuse e oggi ancora ci illude” sembra più autoassolutoria e indulgente: in fondo Mussolini ha ricevuto l’incarico di governo dal Re, ha ucciso qualche antifascista è vero, ma ha bonificato le paludi, ha costruito infrastrutture, il razionalismo fascista ha espresso decine di capolavori e via favoleggiando di treni in orario e concessioni di pensioni. Come se lo Stato liberale che il Regime ha rovesciato non avesse già eretto l’architettura istituzionale e avviato il Paese verso una moderna democrazia e non avesse potuto continuare a farlo. E, soprattutto, come se si potesse barattare la libertà della quale il fascismo privò gli italiani in cambio di qualsiasi altra cosa.
“La stessa marcia su Roma”, ha detto di recente Marcello Flores, uno dei massimi studiosi della Resistenza, “è tornata centrale per comprendere il fenomeno del Fascismo, ma a lungo è stata considerata una passeggiata folkloristica”.
Ovvio, la storiografia ha sempre acclarato che il Fascismo fu fin dai suoi primi vagiti un movimento delinquenziale, votato alla violenza non solo come strumento per ottenere il potere ma come valore, in una sorta di controetica che vedeva nella guerra “la levatrice della Storia”, della quale Mussolini è sempre stato il propugnatore convinto.
Fuori dalle accademie, invece, Mussolini riscuote ancora troppe assoluzioni e anche qualche consenso.

E allora, il motivo per il quale oggi siamo qui è semplice: vogliamo dare il nostro contributo alla verità, offrendo l’occasione alle nostre studentesse e ai nostri studenti di sapere come sono andate davvero le cose.
Ecco perché abbiamo pensato fin dallo scorso anno a questo convegno. Per offrirvi l’occasione, cari ragazze e ragazzi, di sapere la verità e di conoscerla dalle parole di un vostro conterraneo, un sardo, il più sardo degli intellettuali sardi, come è stato giustamente definito: Emilio Lussu.
Avremmo potuto proporvi la lettura di una di queste opere storiografiche o divulgative recenti.
Invece abbiamo scelto di parlare dell’avvento del fascismo attraverso le pagine del suo, come definirlo? memoriale? deposizione testimoniale in un ipotetico processo al fascismo? Diciamo semplicemente del suo capolavoro, Marcia su Roma e dintorni.
Perché questo libro scritto con lo stile semplice di un autore classico, capace di esplorare tutta la gamma dei sentimenti, dalla tragedia, all’elegia, dall’epica, all’umorismo, capace di cambiare ritmo e tono ad ogni pagina, rimane il più convincente di tutti.
Qual è il segreto di Emilio Lussu? Sicuramente la sua autorevolezza di testimone ma anche la sua capacità di usare l’ironia per mettere in ridicolo gli aspetti più pacchiani e “placcati” del fascismo. L’ironia di Lussu pare dire ai fascisti: una risata vi seppellirà!
L’autore, sempre con il rigore e l’onestà del testimone oculare, ci racconta solo quello che ha visto, per come lo ha visto e vissuto. Lo sguardo è quello di un uomo di parte, un antifascista, ma basato su documenti incontestabili. Ne nasce una cronaca che è più convincente di qualsiasi trattato politico o libro di storiografia.
Scrive su consiglio di un altro fuoriuscito, Gaetano Salvemini. All’inizio non voleva farlo. Si lascia convincere per informare i lettori stranieri che non avevano chiara la drammatica situazione italiana e ancora nel 1931 quando la prima edizione appare a Parigi, consideravano Mussolini “un leader ammirevole”, come lo definì Churchill. Saranno opere come questa ad aprire gli occhi all’Estero su cosa fosse realmente il fascismo.
Lussu racconta cosa è stato il fascismo sin dalla prima ora, sin da quel biennio nero che seminò il terrore in tutta la Penisola, prostituì definitivamente una generazione di ragazzi già abituati dalla guerra di trincea a dare del tu alla morte, a considerare la violenza come qualcosa di buono, di cui andare orgogliosi, votandoli ad un’ideologia di sopraffazione e morte, che arrivò fin dal 1921 a intossicare il Parlamento dove soli 36 Fascisti riuscirono a terrorizzare più di 450 deputati, a tendere agguati ai deputati socialisti e antifascisti, armati di pistola, nei corridoi di quel Palazzo che è il tempio laico della democrazia, come recentemente la senatrice Liliana Segre lo ha definito.
Lussu racconta, anzi testimonia che già dal ’21, i fascisti avevano il monopolio della violenza nel Paese. Dopo la Marcia su Roma avranno anche l’egemonia politica.

Ma non ovunque. Infatti, gli accadimenti dedicati alla situazione nella Capitale, che Lussu osserva da parlamentare, si alternano ai capitoli che raccontano come nel frattempo andavano le cose in Sardegna.
E anche questa storia mi pare sia importante per voi conoscere: il fascismo in Sardegna, a Cagliari, qui a Monserrato, proprio fuori dal cancello della nostra scuola, faticò a prendere piede.
I sardi furono tra gli ultimi a piegarsi: Mussolini e il fascismo dovettero usare tutte le armi a loro disposizione per sconfiggere gli antifascisti in Sardegna.
E Lussu non lo dice esplicitamente, ma noi lettori lo capiamo subito: la diga che arrestò (finché fu possibile) questo vortice infernale di violenza fu proprio lui, colui che dopo la prigionia e una vita da esule durata 14 anni, potrà dire con quel tratto di balentia che lo caratterizzò sempre: Non sono stato perseguitato dal fascismo, IO HO PERSEGUITATO IL FASCISMO: “l’antifascista impaziente d’agire” come lo ha definito Valerio Evangelisti, “questo Re pastore, nobile cacciatore, domatore di cavalli (Rigoni Stern)”, l’uomo politico intransigente ma anche “straordinariamente mite, ricco d’emozioni e amante della vita” come il suo amico, l’avvocato Giuseppe Caboni, che oggi ci onora della sua presenza qui, lo ha magistralmente descritto.

Vi lascio con un augurio che prendo da una poesia che Joyce Lussu, la donna coraggiosa che fu la moglie e la compagna di vita, scrisse dopo aver conosciuto Emilio:

Il lungo sonno è stato prima
Prima di averti incontrato
Adesso che ti ho trovato
Non voglio più dormire

Voglio aver gli occhi aperti
Per guardare il tuo viso
Adesso che mi hai sorriso
Voglio pensare sempre (…)

Spero che anche voi dopo che avrete conosciuto meglio Emilio, possiate avere gli occhi aperti e pensare sempre.

“Lettera aperta al Presidente della Camera On. Lorenzo Fontana e a tutti quelli che credono che il mondo sia sempre come ci appare” (di Rosamaria Maggio)
Il fascismo e la lunga coda di paglia dei liberali italiani (di Gianni Fresu da democraziaoggi.it)

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