Le parole sono pietre (di Rosamaria Maggio)

Parole come Nazione, Paese, Stato, non sono sinonimi, non sono intercambiabili, ma hanno un significato diverso.
L’uso indifferente può non essere grave se effettuato da comuni cittadini, soprattutto se poco scolarizzati. Grave è invece tale uso se effettuato, da insegnanti e ancor di più da politici.
In quest’ultimo caso assistiamo ad una ostentazione del termine da parte della coalizione di destra che non può essere attribuita ad inconsapevolezza, ma a precisa scelta politico-linguistica.
Sentir parlare di Governo della Nazione, Interesse della Nazione, può passare inosservato ai più, ma insinua nei meno consapevoli il virus dell’individualismo.
La “Treccani” definisce “nazione” il -complesso di persone che hanno comunanza di origine, lingua, storia, e che di tale comunanza hanno coscienza anche indipendentemente dalla sua realizzazione politica-
Nazione, nazione nazione…si parla oggi di Governo della Nazione..
Il grande linguista Tullio De Mauro, a proposito del vocabolario degli italiani che andava impoverendosi, diceva che le parole sono la condizione per poter pensare.
La parola nazione è una parola che sottintende un pensiero individualistico.
E’ una parola che è radice del termine “nazionalismo”.
Essere un cittadino e far parte del popolo è un concetto più ampio, che comprende coloro che hanno comunanza di origine, lingua e storia, ma anche le minoranze.
Il nostro paese è un coacervo di nazionalità diverse dal momento della sua unificazione. Pensiamo agli altoatesini, a noi sardi, alle comunità valdostane di lingua francese.
Questa è la ragione della scelta costituzionale a favore della specialità regionalistica ad esempio. Essere dentro il perimetro costituzionale significa essere dentro la storia unitaria di questo paese e meglio ancora di quella costituzionale che ha riconosciuto queste specificità.
Chi si candida a governare il nostro paese deve avere questa consapevolezza e deve porsi dentro questo perimetro.
Nei principi fondamentali della Costituzione, si parla di Italia, di Repubblica, di “Tutti i cittadini”, di Stato, di “Tutte le confessioni religiose”, di Ordinamento. Mai di nazione.
In questo alveo siamo cresciuti ed abbiamo costruito il nostro Paese democratico.
Non sono ammessi arretramenti.
Vorrei che si levassero da più parti tante voci a ricordare questi “fondamentali”.
Ciascuna forza politica è legittimata dal voto popolare ed ha diritto di governare.
E’ il popolo che vota e non la nazione, cioè tutte le persone che possiedono la cittadinanza italiana a prescindere da lingua, etnia, storia e origine. Quindi anche le minoranze votano e legittimano il Governo.
Il voto non è legittimato dalla nazionalità senza cittadinanza.
Questi concetti basilari devono essere posseduti da ciascun cittadino.
E’ compito della scuola insegnarli.
E’ compito del Presidente della Repubblica di essere garante della Costituzione.
E’ compito di ciascun politico che si appresti a governare di giurare fedeltà alla Costituzione e di essere garante di questi principi democratici.

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Discussion

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    Nicola Goddi — 26/10/2022 at 19:09

    Condivido in pieno la riflessione, soprattutto il riferimento alla consapevolezza dei politici nell’utilizzo del termine “nazione”.

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