Si può cominciare a costruire un’alleanza progressista vincente (di Ottavio Olita)

La lettura del voto sardo può dare una speranza nel devastato quadro politico nazionale. E cominciamo dai delusi, dai disamorati, da chi non andando a votare mette a rischio la democrazia. Partendo da questa valutazione, chi crede nel sacro valore della Costituzione della Repubblica Democratica deve porsi come primo problema il rifiuto del voto da parte di poco meno della metà dei sardi: solo in Calabria l’astensionismo è stato più alto: il 53,1% contro il 50,0%. Promesse mancate, servizi allo sfascio, la sanità a brandelli, i trasporti una chimera, il lavoro che non c’è e, laddove esiste, diminuisce o si precarizza ulteriormente. Come, dove, con quali mezzi è stata denunciata la responsabilità di chi ha causato quel che continua ad accadere? Vedere in piazza solo sindaci e cittadini che reclamano medici e cure – senza forti sostegni istituzionali, parlamentari, governativi – è uno spettacolo deprimente per quella che dovrebbe essere una democrazia avanzata come la nostra.

In tanti, in troppi, hanno pensato che con il voto nulla sarebbe cambiato; molti altri hanno invece voluto dare un segnale chiaro e hanno punito i principali responsabili del governo regionale: Lega e Psd’Az. Con il vero e proprio tradimento della Lega che ha negato la possibilità allo storico partito dei sardi, dopo averlo utilizzato strumentalmente, di essere presente sulla scheda col proprio simbolo: tutto questo a cento anni dalla fondazione del Psd’Az. E giova ricordare l’indegna figura fatta dal Presidente Solinas che è andato a parlare a Pontida, dopo che il suo assessore ai trasporti, Giorgio Todde, in un sussulto di dignità, si era dimesso dalla carica e dal partito accusando la lega di ‘mentalità coloniale’.

Fin qui i segni della rabbia, della frustrazione dei sardi. Ma quali sono, all’opposto, i segnali positivi emersi dalle urne? Quel fronte progressista che non si è voluto o non si è riusciti a costruire in campo nazionale, in Sardegna presenta numeri molto importanti. Anche qui con indicazioni significative su quello che gli elettori reclamano dai loro rappresentanti. Innanzi tutto, la coerenza dei progetti, il rispetto degli impegni. Questa la ragione principale che ha visto il Movimento 5 Stelle scavalcare il PD e diventare il secondo partito più votato con soli due punti percentuali in meno dei FDI. L’alleanza sinistra e verdi con un solo punto in meno della lega, crollata al 6,28%, preceduta da Forza Italia attestata intorno al 9 per cento. AZIONE, di Calenda-Renzi, come classificarla? Oggi dichiara che farà una forte opposizione al governo Meloni. Sarà davvero così? Quindi, prima di accorparla all’eventuale alleanza progressista converrà aspettare, anche per capire come agirà in Sardegna. Infine Unione Popolare, nettamente schierata.

Ma attenti a non illudersi. Le sigle, da sole, non bastano e non basteranno mai. Quel che bisogna dimostrare agli elettori è unità di intenti, una scelta di campo a favore di chi patisce le conseguenze più gravi della fortissima crisi internazionale e restare coerenti, senza inventarsi adesione a cartelli formati dal diavolo e dall’acqua santa in nome di urgenze che servono solo a far arricchire sempre più i già ricchi.

E smettiamola di assecondare chi continua a confondere ‘popolare’ con ‘populista’. E’ stata l’Italia popolare che ha ricostruito dalle macerie un Paese devastato, che ha saputo darsi una democrazia solida, una scuola efficiente, una sanità garantita, possibilità di lavoro qualificato dopo la stagione degli studi. Questa è l’Italia che bisognerà cominciare a ricostruire partendo da tutte le forme possibili di partecipazione. Basta con gli slogan e il linguaggio affettato e spesso incomprensibile dei salotti televisivi. Basta con progetti fumosi, eclatanti e inconcludenti. Proviamo a partire da qui, dalla Sardegna, senza fissazioni di egemonie ma con la forte determinazione a collaborare e coinvolgere. Basta con esclusive logiche di potere, ricostruiamo quella straordinaria vita politica che abbiamo conosciuto e vissuto. Solo così riusciremo a tirare fuori il Paese dalla pericolosa deriva di destra, autoritaria e antidemocratica che simpatizza con Le Pen, con Orban, che minaccia i profughi e cercherà di smantellare la 194, che condiziona in maniera insopportabile anche quel mondo della leggerezza rappresentato dalla musica. Ma ci pensate che ‘Bella Ciao’, cantata in Ucraina nei primi giorni dell’invasione russa e ancor oggi dalle donne iraniane che combattono per la propria libertà e dignità, viene rifiutata da gente come Laura Pausini, Simone Cristicchi, Eros Ramazzotti, perché giudicata ‘troppo politica’? Forse dipenderà anche dagli sponsor, ma temo, ancor di più, dall’ignoranza, dalla mancanza di coraggio e dal voler immediatamente adeguarsi al nuovo vento che soffia in Italia.

Ottavio Olita

Nota a margine: impressionante la versione di Videolina dei risultati nei TG data tra le 20.00 e le 21.00 nessun riferimento alla batosta presa dalla Lega. Ossessive ripetizioni sulla sconfitta del PD. Se questo è modo di informare!

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