Venti di guerra, diventa scandaloso anche il Vangelo (di Rosamaria Maggio)

di Rosamaria Maggio

Soffiano terribili venti di guerra, al punto che la decisione papale di far portare la croce di Cristo alla 13° fermata della via Crucis a due infermiere amiche, una russa e una ucraina, fa gridare allo scandalo.
L’Europa sembra invaghita e affascinata dal linguaggio militare, osserva il pedagogista Daniele Novara che, da pacifista, dice che non avrebbe mai immaginato di dover tirar fuori nuovamente la bandiera della pace e ci invita alla marcia per la pace il prossimo 24 aprile ad Assisi.
D’altra parte, i sondaggi sulla opinione pubblica, confermano che gli italiani sono contrari alla guerra.
La preoccupazione è però tanta, se si pensa che il presidente della regione Zaia ha chiesto alla sua amministrazione di censire i rifugi antiatomici in Veneto, se Luciano Violante, intervistato in un dibattito pubblico, dichiara che “ di dignità si può anche morire”.
Il linguaggio guerrafondaio è sdoganato e Luciano Canfora è preoccupato che i nostri politici sappiano cose che noi non sappiamo.
IL presidente tedesco Steinmeier che aveva manifestato la volontà di visitare la Ucraina, ha ricevuto un rifiuto di Zelensky a riceverlo. Posizione molto preoccupante come minimo, se si considera l’importanza della Germania nel contesto europeo nonché il fatto che l’Ucraina ha chiesto di entrare in U.E.
La Presidente della Commissione Europea poi si è recata in visita a Kyev ma non a Mosca.
Zelensky continua a chiedere armi, per quanto molti analisti ed osservatori dichiarino che questo non farà che prolungare la guerra e far rischiare che essa possa diventare un altro conflitto mondiale.
Si ha la sensazione che i nostri governanti stiano scherzando col fuoco, assistiamo a tentativi maldestri di ridurre la nostra dipendenza dal gas russo con nuovi contratti con paesi discutibili come l’Algeria ed ora si parla anche dell’Egitto col quale sarebbe invece decente ridurrei rapporti commerciali almeno fino a quando quel Governo non ci consenta di portare avanti il processo per l’omicidio di Giulio Regeni.
Ad eccezione di Macron e Scholz, che cominciano a preoccuparsi per questa escalation militare e per questo tentativo abbastanza avanzato di ridurre l’importanza della Unione Europea nel dibattito internazionale sulla guerra e la pace, gli altri capi di stato e di governo sembrano assolutamente travolti dalla retorica bellicista.
A questo punto sorge una domanda, a fronte della grande preoccupazione di essere coinvolti in un confitto mondiale.
L’Italia fra meno di un anno dovrebbe andare alle urne.
Il nostro Parlamento fra 11 mesi compirà 5 anni di legislatura.
Dovranno sciogliersi le Camere ed il Presidente della Repubblica dovrà indire le elezioni.
Ci ossessiona un pensiero: l’art. 60 , 2° co, prevede la proroga della durata delle 2 Camere nel caso in cui le stesse dichiarino lo stato di guerra.
Il timore che questo Parlamento possa non disdegnare questa idea di una proroga, sapendo di dover andare a casa e che in gran parte non sarà rieletto, serpeggia fra di noi.
Potrà essere così cinico da fare il tifo per una estensione temporale della guerra ma anche della sua mondializzazione, al fine di garantire sè stesso?

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