Verso il 25 Aprile 2023 (di Marco Sini)

Qualche sensazione su questo 25 Aprile del 2023.
E’ il 75° anniversario di quello del 1945 che per volontà del CNL divenne “Giornata della Liberazione dal nazi-fascismo”, segnata in rosso per sempre come festa nazionale nei nostri calendari.
Sono certo che per noi sarà una giornata di robusta memoria: ricorderemo e renderemo onore di Memoria ai combattenti della Liberazione, ai circa 4.000 sardi (e sarde) che dopo l’8 settembre del 1943 hanno scelto di combattere nelle formazioni partigiane e nel ricostituito Esercito italiano di Liberazione (CiL), e ai circa 8.000 sardi (soldati, carabinieri, poliziotti e guardie di finanza) deportati come IMI nei Lager in Germania. In questi giorni negli incontri e iniziative che precedono, e che seguiranno, il 25 aprile abbiamo il dovere di ricordarli. Di alcuni e alcune di loro ne ricorderemo i nomi e i cognomi e i luoghi dove hanno speso impegno e anche la vita per la liberazione.
L’Italia è oggi governata dalla destra, con una presidente del consiglio e con due delle massime Istituzioni della Repubblica (presidente del Senato e della Camera), rappresentate da esponenti di formazioni di destra che storicamente hanno radici nel fascismo. Come loro recenti esternazioni dimostrano non riescono o non vogliono rescindere queste radici. Anche per questa ragione, sono certo che il 25 aprile di quest’anno vedrà molte manifestazioni con moltissimi partecipanti in festa e determinati a salvaguardare i valori e le conquiste della Resistenza, dell’antifascismo e della Costituzione Repubblicana. Qualcuno, nei giorni scorsi, ha ricordato che il ritorno alle grandi manifestazioni del 25 aprile fortemente partecipate, dopo molti anni di poche presenze riscontrate dalla fine degli anni ’70 al 1993, ci fu in quel 25 aprile del 1994 all’indomani del varo del primo governo Berlusconi di centrodestra. Si è vero! Anche a me questo 25 Aprile mi riporta col pensiero al 25 aprile del 1994 ed alle grandi e partecipate manifestazioni che si tennero quel giorno in tutta Italia. Ricordo quelle manifestazioni e, in particolare, ricordo bene la grande manifestazione di Cagliari. Certo furono manifestazioni numerose e partecipate anche per “reazione”: sia Berlusconi sia molti esponenti di punta di quel fronte dichiararono apertamente che non avrebbero partecipato non solo alle manifestazioni perché ritenute “comuniste”, ma neanche alle cerimonie commemorative dei caduti nella guerra di Liberazione, infrangendo una tradizione che aveva sempre visto la partecipazione alle cerimonie del 25 Aprile delle massime Istituzioni dello Stato, compresi i Presidenti del Consiglio democristiani.
Anche per reazione a queste dichiarazioni e allo sdoganamento di una sorta di equidistanza tra fascismo e antifascismo incorporato nel berlusconismo, le piazze si riempirono e Cagliari non fece eccezione. Ero allora segretario generale della Camera del Lavoro di Cagliari e ricordo che prima della partenza del corteo in Piazza Garibaldi in molti, dal Rettore dell’Università Mistretta a diversi parlamentari e consiglieri regionali cagliaritani, che sicuramente non erano “comunisti”, si avvicinarono ai partigiani Porcheddu, Tinti e gli altri per dichiarare che in genere non partecipavano alla manifestazione del 25 aprile ma quell’anno avevano sentito il dovere di esserci. Anche quest’anno, ben più degli anni scorsi, per il clima di ulteriore e rapido sdoganamento delle manifestazioni apertamente fasciste tollerate e non contrastate dagli organi preposti e minimizzate dai rappresentati della destra di governo, ci auguriamo che in molti democratici e antifascisti, che in genere non partecipano, scatti una reazione e vengano in piazza con noi.
A Salvini che, anche nei giorni scorsi ha ripetuto il mantra di sempre di non voler partecipare “al derby tra fascisti e comunisti” diciamo che la Resistenza che si è opposta all’occupazione nazista e ai suoi ausiliari fascisti è stata un movimento composito e plurale che ha visto l’apporto di tanti giovani. Contrariamente alla ingannevole propaganda della destra e di Salvini, pochi di loro avevano una chiara collocazione e militanza politica mentre tutti loro avevano chiaro il proposito di Liberare l’Italia dal nazifascismo. Mi piace ricordare che gli ultimi tre partigiani in vita fino a 2020, che conoscevo bene e con i quali parlavo spesso: Nino Garau, cagliaritano, Claudio Perra e Piero Spiga, monserratini, nel 1943 erano ragazzi ventenni e senza militanza politica quando, animati da amor patrio e dalla volontà di combattere l’occupazione nazista e il fascismo che la sosteneva, hanno scelto di entrare nella Resistenza. Dei tre Piero è mancato per primo, nel gennaio del 2020 all’età di 95 anni e ha avuto, così come accadrà a Nino e a Claudio, funerali adeguati: sindaco in fascia tricolore e dall’altare un bel ricordo del suo essere stato partigiano. Negli ultimi anni della sua vita Piero aveva partecipato alla presentazione dei libri (uno di Gianfranco Vacca e l’altro mio) che contengono la sua testimonianza ed era solito passeggiare nei giardinetti di Monserrato e a chi incontrava, soprattutto giovani, cantava una romanza lirica e diceva con orgoglio che era stato un partigiano e aveva il Diploma di Partigiano combattente firmato da Pertini perchè aveva partecipato alla guerra di Liberazione.
Perciò, anche per questa ragione di contesto che tende a sminuire Resistenza e Partigiani, dobbiamo prepararci a vivere questa giornata come Festa degli italiani e come Memoria attiva che deve associare al ricordo della Resistenza e dei valori di Libertà, di Giustizia e dei diritti, di cui è stata portatrice e che sono stati trasfusi nella Costituzione, all’impegno sulle sfide dell’oggi che vanno dalla difesa della Costituzione e del suo carattere antifascista, alla sua piena attuazione contro i tentativi in atto di stravolgimento e svuotamento.
Ancorarsi ai valori della Resistenza significa contrastare radicalmente il neofascismo che oggi si esprime nelle tante manifestazioni di razzismo e di xenofobia, di intolleranza per il diverso che popolano l’Europa e l’Italia.
Manifestazioni e atteggiamenti ispirati dai gruppi dirigenti di questa destra di governo che, rasentando il ridicolo, pretendono magari un malinteso riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa e nello stesso tempo irridono al Pontefice che chiede, come chiediamo noi nel solco dei valori della Resistenza e della Costituzione, un approccio positivo di pace, accoglienza, solidarietà e sostegno a quella umanità sofferente costituita dalla moltitudine di uomini, donne e bambini, profughi e immigrati che fuggono dalla miseria e dalle guerre, che purtroppo insanguinano l’Ucraina, il Medioriente, l’Africa e altre parti del mondo

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