I giovani raccontano: “Ecco perché siamo distanti dalla politica” (dal blog di Vito Biolchini)

di Andrea Olla (dal blog di Vito Biolchini)

Election Day

Andrea Olla ha diciotto anni e studia al liceo scientifico Pacinotti di Cagliari. Ha scritto al blog, ci siamo conosciuti e gli ho chiesto di intervistare i suoi coetanei in merito al rapporto tra giovani e politica. Il risultato è in questo post che mi sembra dia interessantissime indicazioni a noi adulti e a chi ha ruoli educativi diretti nella società. Grazie Andrea per il tuo contributo.

In vista di queste elezioni regionali emerge un problema impossibile da non vedere e che non riguarda un solo partito politico, né la politica intera, ma, purtroppo, riguarda tutti noi: i giovani sono distanti dalla politica. Molti di loro non sanno, molti non si interessano. Ho parlato con alcuni di loro per andare più a fondo e cercare di capire perché tra giovani e politica ci sia un tale distacco.

Eleonora, 19 anni, al primo anno di Biologia all’università di Cagliari, mi racconta che si sente irrilevante agli occhi della politica: ‘’Sono giovane, a chi interessa come la penso?’’. Lei si vede distante dalla classe politica, ma lascia aperta una speranza: “Se la politica si avvicinasse più alla scuola mi sentirei molto più coinvolta’’.

Parlo poi con Giuseppe, 18 anni, studente di quarta superiore del liceo scientifico Pacinotti di Cagliari e Alessandro, 20 anni, al secondo anno di Scienze politiche, due ragazzi che militano nella Lega. Mi dicono che si sono informati sui programmi tramite giornali e tv, oltre ad essere impegnati in prima persona nella campagna elettorale. Perle rare ai giorni nostri, tralasciando ogni comprensibile giudizio di merito.

Gli chiedo perché tra giovani e politica ci sia una distanza così ampia e mi rispondono che secondo loro questo “rapporto mancato” è causato soprattutto da una sfiducia degli adulti verso la politica, che poi si riflette poi sui più giovani. Quanto spesso si sentono, purtroppo, commenti di adulti che dicono “Sono tutti uguali”, o “Ma tanto sono tutti corrotti, rubano tutti”, riferendosi ai politici.

Giuseppe e Alessandro tengono a precisare però che non è dovere solo della politica andare verso i giovani, ma sono loro stessi che dovrebbero interessarsi del loro futuro, di cui saranno i protagonisti.

Chiara, 18 anni, in quinta superiore al Pacinotti, è di tutt’altra sponda politica. Chiacchierando con lei, le due parole che mi ha ripetuto di più sono state “social” e “scuola”. “I social sono lo strumento migliore e più adatto che la politica ha per arrivare ai giovani. Io mi sono informata così. E poi c’è la scuola, che potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’avvicinare giovani e politica, e che invece rimane ferma”.

Anche Nicola, 18 anni, in quinta superiore al liceo classico dell’istituto salesiano Don Bosco di Cagliari, mi dice la stessa cosa: ‘’In cinque anni di superiori ho sentito raramente parlare di attualità. Sentirei la politica più vicina se se ne parlasse, per esempio, anche nelle assemblee d’istituto’’.

Chiara e Nicola hanno ragione e i frutti di questa distanza si vedono proprio a scuola. Le assemblee d’istituto, per esempio, nate nel 1974 in un periodo di grande partecipazione studentesca alla politica, ora risultano vuote, perché addirittura considerate dalla maggior parte degli studenti come un giorno di vacanza.

Serve invertire questo trend. Giovani e politica devono fare un passo in avanti, del resto ne va del futuro della nostra società.

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