La Sardegna dorme e perde la partita dell’energia (di Ignazio Carta)

Mentre l’emergenza dei prezzi del gas e delle bollette non ha ancora raggiunto il culmine, e si discute in Italia e in Europa sulle misure da adottare per uscire al più presto da questa situazione, il governo sardo-leghista in Sardegna difende ancora la vecchia trincea del gas metano e del carbone.

Una scelta folle: in un anno i prezzi del gas naturale sono decuplicati (da 30 a 200 euro, ma anche 450 euro al Mwh), quelli del petrolio raddoppiati (da 30 a 90 euro al barile), i costi di produzione delle energie rinnovabili sono rimasti fermi o diminuiti, intorno ai 30 euro al Mwh.

Il 23 settembre scorso il TAR del Lazio ha respinto il ricorso della Regione contro il progetto proposto dalla SNAM per la rigassificazione tramite maxi navi ormeggiate al largo dell’isola e il trasporto di metano all’interno del territorio regionale. Secondo i giudici romani lo Statuto sardo riconosce infatti alla Regione potestà legislativa solo su produzione e distribuzione dell’energia elettrica; sarebbero quindi escluse dalle competenze autonome regionali il processo di decarbonizzazione dei settori industriali della Sardegna, il dimensionamento e la localizzazione della configurazione infrastrutturale necessaria per la realizzazione del collegamento virtuale tra la rete nazionale del trasporto del gas e la Sardegna. La Regione aveva impugnato il Dpcm del 29 marzo 2022 riguardante “Individuazione delle opere e delle infrastrutture necessarie al phase out (cessazione) dell’utilizzo del carbone in Sardegna e alla decarbonizzazione dei settori industriali dell’isola”, che prelude alla chiusura delle 2 centrali a carbone

e al rifornimento tramite navi gasiere e 2 rigassificatori, per alcuni anni, del gas necessario alle industrie energivore sarde.

La Regione sostiene invece il potenziamento delle centrali a carbone, e il completamento della rete del gas con la linea principale nord sud (ex Galsi) più le diramazioni laterali, perpetuando quindi in Sardegna la dipendenza dai combustibili fossili.

Ma la Sardegna può fare tranquillamente a meno del gas, lo confermano gli studi più recenti. In vista del Dpcm del 29 marzo scorso TERNA, la società statale che gestisce le reti elettriche, ha pubblicato un documento sugli scenari di domanda di energia elettrica e gas naturale relativi alla Regione Sardegna.

Tra i passaggi interessanti del documento si legge:

“Nell’ultima asta del Capacity Market, tenutasi a febbraio 2022 con anno di consegna 2024, in Sardegna non è stata presentata nessuna offerta di nuova capacità termica a gas bensì esclusivamente offerte di nuova capacità di accumulo. In esito all’asta sono stati complessivamente assegnati 528 MW di nuova CDP (capacità di potenza) di accumuli elettrochimici, di cui 247 MW nell’area Sardegna Nord e 281 MW nell’area Sardegna Sud. Con l’asta 2024 è stato quindi coperto il fabbisogno di nuova capacità necessaria per garantire l’adeguatezza dell’isola e consentire il phase-out degli impianti termoelettrici presenti sull’isola. La dismissione della generazione termica dell’isola potrà quindi avvenire in modo progressivo man mano che le nuove risorse (il Tyrrhenian Link e i 528 MW di nuova CDP) entreranno in servizio; la dismissione completa potrà essere realizzata solo successivamente alla completa realizzazione del nuovo collegamento e alla piena disponibilità della nuova capacità programmabile”.

E ancora: “Nel contempo lo scenario FF55 (il piano europeo per tagliare le emissioni del 55% entro il 2030) ipotizza che al 2030 la Sardegna potrà avere fino a 9,4 GW di capacità rinnovabile (3,3 GW di eolico e 6,1 GW di solare distribuito e utility-scale) che, affiancati da circa 10,7 GWh di capacità di accumulo e dalle opere di rete già presentate nell’ambito del PdS21 (Piano di sviluppo 2021), tra cui il Tyrrhenian Link e il rifacimento del SA.CO.I.3, consentiranno di soddisfare il fabbisogno elettrico dell’isola. In considerazione quindi degli esiti dell’asta Capacity Market 2024 e degli obiettivi di decarbonizzazione del pacchetto legislativo UE “Fit-for-55” non si prevede consumo di gas naturale per la generazione termoelettrica in Sardegna in nessuno degli scenari analizzati”.

La conferma della piena potestà legislativa attribuita all’autonomia regionale sulla produzione e distribuzione dell’energia elettrica, dovrebbe far aprire gli occhi a chi governa la Sardegna, che approfittando di questi poteri potrebbe prendere decisioni importanti che risolverebbero i problemi energetici senza continuare a riempire l’isola di veleni all’infinito.

Se si tengono gli occhi e la mente ben aperti appare ben chiaro il percorso da compiere.

Il Consiglio regionale dovrebbe adottare una legge quadro sull’energia in Sardegna, con i seguenti contenuti principali:

1- Scelta della decarbonizzazione come obiettivo primario, col raggiungimento entro il 2030 di una copertura del fabbisogno energetico almeno con le energie rinnovabili almeno all’80%, e della neutralità nelle emissioni in atmosfera;

2- assunzione della competenza regionale sulla rete elettrica, così da poter realizzare direttamente o sotto il proprio controllo gli impianti e le reti di distribuzione necessarie per fornire energia elettrica ai cittadini e al sistema produttivo sardo;

3- incentivazione ulteriore, rispetto agli incentivi statali, delle installazioni fotovoltaiche sulle coperture degli edifici pubblici e privati, sui capannoni agricoli e industriali, e ottimizzazione di produzione e consumo promuovendo Comunità energetiche rinnovabili in ogni Comune, collegate fra loro con reti e nodi intelligenti in una CER che copra tutto il territorio regionale;

4- proposta di un accordo quadro col governo nazionale, dove lo Stato, in cambio del contributo della Regione alle esigenze elettriche nazionali, ceda alla Regione almeno il 50% dei ricavi ottenuti dall’energia che verrà prodotta dalle centrali eoliche offshore situate fuori dalle acque territoriali oltre le 12 miglia marine, la coinvolga nella pianificazione delle localizzazioni, sulle indagini di impatto ambientale, e sulle procedure di gara per l’assegnazione al miglior offerente, dove ormai (vedi Danimarca, GB e Portogallo) i prezzi spuntati sono scesi sotto i 40 euro a Mwh, ovvero 4 centesimi per un kwh di energia eolica acquistata;

5- sostituzione dal 2025 delle centrali a carbone con piattaforme per la produzione di idrogeno verde da idrolisi, utilizzando soltanto i surplus provenienti dal l’intermittenza delle energie rinnovabili (solare ed eolico), da implementare come valida alternativa al gas GNL per il riavvio delle industrie energivore, attualmente una delle problematiche principali per l’occupazione e per una ripresa produttiva ambientalmente sostenibile nelle maggiori aree industriali dell’isola.

Si tratta infatti di piattaforme che trovano una loro convenienza se messe al servizio di aree di consumo localizzate e circoscritte, come quella del Sulcis (Portovesme srl, Eurallumina, Sider Alloys), Macchiareddu, Ottana o Porto Torres.

6- conferma delle capacità di accumulo assegnate da TERNA, potenziamento dei pompaggi idroelettrici (1 Gw per ciascuna modalità), e attivazione del cavo di collegamento sottomarino Thyrrenian Link, necessario alla stabilità della rete sarda.

Per ottenere questi risultati occorre che siano assicurate due precondizioni: una adeguata base normativa regionale, e una compartecipazione pubblica per l’avvio degli investimenti infrastrutturali, che tuttavia rispetto al gas saranno sostenibili e a lungo termine.

Infine, nella fase intermedia e in prospettiva della sostituzione del GNL con l’idrogeno, per il trasporto delle quantità di gas che occorrono soprattutto a chi vive all’interno dell’isola non sono necessari gasdotti impattanti ma si può utilizzare il treno, un mezzo duttile ed efficace da potenziare e adattare, che attraversa già l’isola più o meno nello stesso percorso del previsto gasdotto, e che può essere attrezzato molto velocemente con carri cisterna da far viaggiare in orari dedicati.

La Regione dovrebbe sbrigarsi, ha già perso troppo tempo in lamentazioni e ricorsi inutili. Non crediamo però che potremo aspettarci un cambiamento di rotta da questo governo regionale: prepariamoci per il 2024, sperando che nel frattempo non siano stati fatti altri danni.

Ignazio Carta

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    Gabriele — 02/10/2022 at 18:44

    Ottima analisi con tante informazioni. Votiamo una classe dirigente che si preoccupi dello sviluppo e della salvaguardia dell’ambiente. Grazie

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