Libertà di stampa e di opinione, censura e autocensura (di Rita Sanna)
Nell’incontro del 1° febbraio scorso ci siamo occupati di libertà di stampa e libertà di opinione. Esse vanno insieme e fanno parte della sostanza del vivere democratico nella società, in una società di eguali dove nessuno ha il diritto di imporre, con la prepotenza o con l’inganno, il proprio pensiero, la propria visione del mondo agli altri.
Abbiamo, a questo proposito, dei riferimenti molto importanti.
L’articolo 21 della nostra Costituzione ci dice che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “la stampa non può essere soggetta a autorizzazioni o censure.”
Concetto ribadito nell’art.10 della CEDU (Convenzione europea dei diritti dell’uomo. 1953) che mette insieme libertà di espressione e di informazione
Questi aspetti e i problemi relativi non riguardano solo lo stato italiano ma si verificano in tante nazioni del mondo, in tanti continenti.
Ciò che interessa è approfondire la situazione che viviamo costantemente in Italia, dove il governo in carica e il suo partito di maggioranza hanno attuato una occupazione militare di ogni spazio decisionale nell’economia, nella società, nella cultura..
Aggiungo che noi cittadini abbiamo diritto a un’informazione corretta, un’informazione indipendente, senza censure, senza intimidazioni palesi o nascoste.
Al giornalista spetta il controllo della veridicità delle fonti e l’attendibilità e correttezza delle informazioni che ci vengono fornite e che noi leggiamo.
Questo problema lo vediamo affrontato quotidianamente in relazione alle guerre, perché si può parlare di guerra da tanti punti di vista: ci sono giornalisti che seguono le truppe e che hanno un coinvolgimento personale immediato e quelli che ci danno una lettura più ampia, legata al contesto geopolitico.
Tutto è importante e ci aiuta a capire.
Abbiamo parlato anche della vicenda personale di Matteo Meloni, una storia di censura che ci riguarda tutti, riguarda gli ambienti di lavoro, gli spazi personali di espressione del proprio pensiero, i diritti costituzionali.
Matteo è giornalista ed esperto di geopolitica, per studi e per esperienze personali.
Mi fa piacere ricordare che ha contribuito con la sua competenza alle riflessioni che abbiamo sviluppato durante i Caffè politici, organizzati dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco, su politica internazionale e guerra, sulle speranze di pace tra Ucraina e Russia, sull’Iran, su Israele e Palestina.
La storia di Matteo è quella che ci ha spinto a organizzare questo incontro, perché molti di noi, avendo appreso della sua situazione, si sono detti che forse bisognava parlarne pubblicamente e non lasciare soltanto alle pubblicazioni specializzate oppure ai social la conoscenza delle informazioni su quello che a Matteo è successo.
Molti gli spunti di riflessone offerti dai diversi interventi. In particolare la questione che nessun diritto è acquisito per sempre, e dunque è necessario ragionare su come la libertà di opinione e di stampa siano una piccola parte, ma fondamentale, dei problemi più generali di democrazia che quotidianamente affrontiamo.
Molto interessanti e importanti i dati, anche perché non è vero che sono neutri, perciò vanno letti con attenzione. Mostrano, ad esempio, che c’è uno scivolamento verso la cosiddetta “democratura”, situazione riferibile anche all’Italia.
A proposito del ruolo della stampa nella formazione dell’opinione e più in generale nella formazione culturale del pubblico, è stato analizzato il ruolo della censura, che non riguarda solo la stampa o l’informazione radiotelevisiva , ma si allarga pericolosamente ad altri ambiti, relativi a comportamenti e opinioni, per esempio degli studenti dentro e fuori le scuole o gli insegnanti, o gli ambiti più strettamente personali o privati dell’espressione delle proprie idee.
Parlare di censura ci riporta alla mente episodi di ambiente scolastico, come la recente nota, di cui si è parlato in uno degli interventi, dell’ufficio scolastico regionale del Lazio sullo svolgimento delle attività didattiche legate al Giorno della memoria, dove si utilizza un linguaggio da circolare prefettizia del Ventennio o la vicenda della docente di Palermo, Rosa Maria Dell’Aria, che ha subito la sospensione dello stipendio perché in due slide preparate dai suoi studenti si facevano delle critiche a Salvini.
Aggiungo un altro aspetto che mi preme e che è stato accennato negli interventi: la questione dell’autocensura.
Penso ai servizi giornalistici o televisivi confezionati ad arte, dove ciò che può essere scomodo al potere, sia esso il padrone del giornale sia qualche politico influente, si ignora, viene oscurato, viene messo in coda. Faccio riferimento a un’attività a cui ho partecipato tempo fa sul controllo dei telegiornali. Avevamo preso in esame alcune edizioni del Tg1 e da questa analisi emergeva, in maniera evidente, il controllo dell’informazione. Prendevamo nota di ciò che veniva detto ma anche del non detto – e ciò che manca è spesso sostanziale – e dell’ordine con cui le notizie venivano date. Anche il tempo che veniva riservato ad ogni argomento ci faceva capire la manipolazione.
Quindi cosa resta da fare a noi cittadini? Stare sempre attenti, controllare, ma anche fidarci di chi l’informazione la dà correttamente, individuare dove possiamo trovare notizie e dati attendibili e dunque controllare sempre la veridicità della fonte, perché da lì tutto prende origine.
Libertà di stampa e di opinione, censura e autocensura (di Rita Sanna)
Nell’incontro del 1° febbraio scorso ci siamo occupati di libertà di stampa e libertà di opinione. Esse vanno insieme e fanno parte della sostanza del vivere democratico nella società, in una società di eguali dove nessuno ha il diritto di imporre, con la prepotenza o con l’inganno, il proprio pensiero, la propria visione del mondo agli altri.
Abbiamo, a questo proposito, dei riferimenti molto importanti.
L’articolo 21 della nostra Costituzione ci dice che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “la stampa non può essere soggetta a autorizzazioni o censure.”
Concetto ribadito nell’art.10 della CEDU (Convenzione europea dei diritti dell’uomo. 1953) che mette insieme libertà di espressione e di informazione
Questi aspetti e i problemi relativi non riguardano solo lo stato italiano ma si verificano in tante nazioni del mondo, in tanti continenti.
Ciò che interessa è approfondire la situazione che viviamo costantemente in Italia, dove il governo in carica e il suo partito di maggioranza hanno attuato una occupazione militare di ogni spazio decisionale nell’economia, nella società, nella cultura..
Aggiungo che noi cittadini abbiamo diritto a un’informazione corretta, un’informazione indipendente, senza censure, senza intimidazioni palesi o nascoste.
Al giornalista spetta il controllo della veridicità delle fonti e l’attendibilità e correttezza delle informazioni che ci vengono fornite e che noi leggiamo.
Questo problema lo vediamo affrontato quotidianamente in relazione alle guerre, perché si può parlare di guerra da tanti punti di vista: ci sono giornalisti che seguono le truppe e che hanno un coinvolgimento personale immediato e quelli che ci danno una lettura più ampia, legata al contesto geopolitico.
Tutto è importante e ci aiuta a capire.
Abbiamo parlato anche della vicenda personale di Matteo Meloni, una storia di censura che ci riguarda tutti, riguarda gli ambienti di lavoro, gli spazi personali di espressione del proprio pensiero, i diritti costituzionali.
Matteo è giornalista ed esperto di geopolitica, per studi e per esperienze personali.
Mi fa piacere ricordare che ha contribuito con la sua competenza alle riflessioni che abbiamo sviluppato durante i Caffè politici, organizzati dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco, su politica internazionale e guerra, sulle speranze di pace tra Ucraina e Russia, sull’Iran, su Israele e Palestina.
La storia di Matteo è quella che ci ha spinto a organizzare questo incontro, perché molti di noi, avendo appreso della sua situazione, si sono detti che forse bisognava parlarne pubblicamente e non lasciare soltanto alle pubblicazioni specializzate oppure ai social la conoscenza delle informazioni su quello che a Matteo è successo.
Molti gli spunti di riflessone offerti dai diversi interventi. In particolare la questione che nessun diritto è acquisito per sempre, e dunque è necessario ragionare su come la libertà di opinione e di stampa siano una piccola parte, ma fondamentale, dei problemi più generali di democrazia che quotidianamente affrontiamo.
Molto interessanti e importanti i dati, anche perché non è vero che sono neutri, perciò vanno letti con attenzione. Mostrano, ad esempio, che c’è uno scivolamento verso la cosiddetta “democratura”, situazione riferibile anche all’Italia.
A proposito del ruolo della stampa nella formazione dell’opinione e più in generale nella formazione culturale del pubblico, è stato analizzato il ruolo della censura, che non riguarda solo la stampa o l’informazione radiotelevisiva , ma si allarga pericolosamente ad altri ambiti, relativi a comportamenti e opinioni, per esempio degli studenti dentro e fuori le scuole o gli insegnanti, o gli ambiti più strettamente personali o privati dell’espressione delle proprie idee.
Parlare di censura ci riporta alla mente episodi di ambiente scolastico, come la recente nota, di cui si è parlato in uno degli interventi, dell’ufficio scolastico regionale del Lazio sullo svolgimento delle attività didattiche legate al Giorno della memoria, dove si utilizza un linguaggio da circolare prefettizia del Ventennio o la vicenda della docente di Palermo, Rosa Maria Dell’Aria, che ha subito la sospensione dello stipendio perché in due slide preparate dai suoi studenti si facevano delle critiche a Salvini.
Aggiungo un altro aspetto che mi preme e che è stato accennato negli interventi: la questione dell’autocensura.
Penso ai servizi giornalistici o televisivi confezionati ad arte, dove ciò che può essere scomodo al potere, sia esso il padrone del giornale sia qualche politico influente, si ignora, viene oscurato, viene messo in coda. Faccio riferimento a un’attività a cui ho partecipato tempo fa sul controllo dei telegiornali. Avevamo preso in esame alcune edizioni del Tg1 e da questa analisi emergeva, in maniera evidente, il controllo dell’informazione. Prendevamo nota di ciò che veniva detto ma anche del non detto – e ciò che manca è spesso sostanziale – e dell’ordine con cui le notizie venivano date. Anche il tempo che veniva riservato ad ogni argomento ci faceva capire la manipolazione.
Quindi cosa resta da fare a noi cittadini? Stare sempre attenti, controllare, ma anche fidarci di chi l’informazione la dà correttamente, individuare dove possiamo trovare notizie e dati attendibili e dunque controllare sempre la veridicità della fonte, perché da lì tutto prende origine.
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