Crollo all’Università: PIATTAFORMA RIVENDICATIVA DEGLI STUDENTI (pdf)

 

Crollo universitario del 18 ottobre: una giornata su cui riflettere

(di Alessandro Chitti)

Sono passate quasi due settimane dal crollo di una parte dell’edificio dell’ex facoltà di Geologia, assegnato in comodato d’uso agli studenti di Lingue e, nonostante ciò, trovo molto difficile trarre le somme di questa drammatica vicenda.
Si è parlato tanto in merito: diversi giornali italiani ed esteri hanno per giorni scritto sul crollo e sull’inchiesta aperta dalla magistratura. Il rettore Francesco Mola ha prontamente rassicurato sull’immediata mobilitazione per garantire la ripresa della didattica agli studenti privati delle proprie aule e l’inizio dei controlli a tappeto di tutte le strutture universitarie. Sorge però spontanea la domanda: perché non è stato possibile indurre una giornata di sciopero generale la mattina seguente? La mobilitazione del giorno dopo è stata considerevole, questo certo mi rasserena, ma ecco sopraggiungere un ulteriore interrogativo: una vicenda di tale portata non meritava forse la sospensione dell’attività didattica di tutti i corsi e non solo dei diretti interessati, lasciando agli altri la scelta personale con tutto ciò che questo avrebbe comportato?
Nell’edificio al momento dell’accaduto non era presente nessuno, notizia che ha procurato sollievo a tutti, compreso il nostro sindaco, che ha persino invocato il signore per la grazia ricevuta. Eppure, per me e per molti altri studenti come me, quel 18 ottobre rimarrà una giornata di lutto, perché là dentro siamo morti tutti: sono morte le istituzioni, la nostra Università e il diritto alla sicurezza. Per il resto la mancata strage è solo frutto del caso, un colpo di fortuna e non certo una grazia delle Divina Provvidenza.
Non è un caso però che per decenni si siano succeduti i più disparati governi, tutti concordi nel perseguire il fine primo di trasformare l’Università in azienda e ancora che nel corso degli anni il Ministero della Pubblica Istruzione sia stato modificato in Ministero dell’Istruzione per poi diventare il Ministero dell’Istruzione e del Merito, quasi come per rimarcare la linea intrapresa.
Pertanto, un susseguirsi continuo di politiche neoliberiste ha costretto l’Università a prostrarsi da una parte al gioco del ribasso nell’assegnazione degli appalti di lavoro, dall’altra all’incessante produzione di neolaureati nel minor tempo possibile, come se la sicurezza strutturale fosse secondaria al bilancio e l’apprendimento degli insegnamenti seguisse l’acquisizione del titolo.
Uno scenario a dir poco agghiacciante dove docenti per la maggior parte precari non posso fare altro che assecondare e subire tanto quanto gli studenti.
Spero che questa vicenda possa rafforzare l’unione e la solidarietà tra studenti e insegnanti in una visione condivisa di comunità universitaria, il cui unico profitto sia la formazione di cittadini pensanti.