Attualità politica (di Tonino Dessì)

Notarelle.

– Erdogan ha vinto (di nuovo e definitivamente) in Turchia.

– Sanchez in Spagna si è dimesso a causa della sconfitta inflittagli dalla destra nelle elezioni locali.

– La settimana scorsa i conservatori greci di Mitsotakis hanno inflitto una sconfitta irrimediabile alla sinistra di Tsypras.

– Non è la sinistra che perde, ma la destra che stravince. La sconfitta non è della sinistra, ma della democrazia. È ormai direttamente quello, l’obiettivo da abbattere, a favore di forme politiche autocratiche e reazionarissime.

A chi ha sostenuto in questi anni che il problema non siano i diritti, basti la fatwa lanciata ieri da Erdogan: “Le opposizioni hanno perso perché sono LBTG: scanneremo chi mette in discussione la famiglia”.

Non è che in Italia sia troppo diverso.

L’ultimo baluardo resta Mattarella: noi continuiamo a sostenere l’intangibilità della Presidenza della Repubblica come istituzione costituzionale di riferimento unitario, ma finito il secondo mandato di Mattarella, anche a Costituzione invariata, nulla ci garantisce dal possibile e differente orientamento della prevedibile Presidenza di destra.

Questo Parlamento decurtato nella rappresentanza e configurato da una legge elettorale oligarchica non è che un’istituzione ormai fievole.

In questi giorni si sta verificando anche una messa in discussione della funzione della Corte dei Conti nel controllo non meramente contabile, bensì di efficacia dei provvedimenti governativi.

Sembra uno dei nuovi aspetti dell’attacco alle magistrature.

Non è solo questo. La Corte dei Conti è configurata dalla Costituzione, quanto ad autonomia, in forme analoghe alla magistratura, ma prima ancora è, funzionalmente, un’istituzione indipendente che vigila sulla corretta gestione della spesa pubblica. Essa svolge il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo e quello successivo sulla gestione delle amministrazioni pubbliche ed esercita il controllo economico-finanziario sui bilanci pubblici.

Come per il Capo dello Stato, il riferimento della Corte dei Conti è principalmente il Parlamento, al quale fornisce le proprie valutazioni.

Si può capire come un attacco alla Corte dei Conti configuri un attacco alla “democrazia sostanziale”.

In questi giorni sono molto tentato dal rinunciare a commentare i fatti politici e istituzionali.

Alle volte mi sento un marziano, benché attinga a una formazione che ritenevo consolidata e condivisa.

Il punto (uno dei più critici, ma ormai forse non il più rilevante) resta la sinistra italiana e in generale l’atteggiamento passivo e autolesionista dell’ambiente politico progressista del nostro Paese.

Finito il PCI (e intendo proprio il PCI, non gli ibridi in cui mi son fatto trasportare fino al PD, al quale conclusivamente non ho mai aderito), tuttavia non meno finiti un partito socialista e un partito cattolico con fondamenta concrete di consapevolezza costituzionale, oggi tutto mi pare all’avventura, privo di punti di riferimento saldi.

Sembra franare la democrazia, in Europa come negli USA, attaccata da una destra occidentalissima radicalmente aggressiva.

Una sinistra autentica non c’è, perché -come emerge nelle posizioni sulla guerra in Ucraina- quei brandelli minoritari che restano sono, al pari della destra, convinti che “questa” democrazia non vada difesa e non disdegnano di affidare a realtà esterne ancora più gravemente coinvolte in processi antidemocratici la nemesi non della democrazia occidentale, ma della democrazia in Occidente e nel mondo.

Leggendo i risultati elettorali (di Rosamaria Maggio)
La Turchia è di Erdogan (di Emanuela Locci)

Discussion

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    Gavino — 13/06/2023 at 19:19

    Gavino Zicconi
    5 giugno alle ore 18:02
    ·
    L’articolo “Attualità politica” di Tonino Dessì giustamente evidenzia come il “vento di destra” non sia un unicum italiano ma coinvolga, con raffiche più o meno consistenti, tutti i paesi europei e non solo.
    Quel che tuttavia non coglie o non vuole cogliere (nel senso che la cosa potrebbe essere troppo dolorosa per molti) è che c’è un nucleo attorno al quale ruotano tutte le posizioni politiche che vanno dal Presidente Mattarella al Presidente del Senato La Russa. Questo nucleo è capace di unire il Presidente della Repubblica con il Presidente del Senato allontanandoli da quel che dovrebbe essere il loro collante cioè il rispetto del ripudio della guerra come elemento fondante della Costituzione, in questo caso, Italiana.
    Ma cos’è questo nucleo che non solo attira i vertici delle nostre istituzioni ma esercita il suo potere attrattivo anche nei confronti dell’intera Europa e non solo? Semplice è la difesa del predominio che il mondo occidentale (un quinto della popolazione mondiale) esercita sul resto del mondo.
    Come l’occidente ha esercitato ed esercita questo predominio?
    La risposta è facile: con la forza delle armi (evito gli esempi li conosciamo tutti).
    Giustamente , nel libro di Brancaccio, Giammetti, Lucarelli “La guerra capitalista”, si evidenzia come la guerra sia scelta dai diversi concorrenti al potere sul pianeta terra.
    Attualmente al fine di impedire che le regole del gioco imposte con la globalizzazione ora vengano messe in discussione in quanto l’occidente, che si trova nella posizione di debitore nei confronti di paesi come la Cina, la Russia ed altri, non può tollerare che i suoi assets possano essere comprati, l’unica soluzione che s’intravede è la guerra.
    Dessì utilizzando un concetto della democrazia (senza aggettivi) come se fosse un dato universale cela il carattere storico di come l’umanità nelle sue diverse fasi e nei diversi angoli del mondo ha regolato il potere politico, in sostanza nasconde il carattere classista dell’esercizio del potere. La democrazia degli ateniesi non è la democrazia liberale (l’unica cosa in comune è che per entrambi era inconcepibile riconoscere agli schiavi qualsiasi diritto). Per quelli che si richiamano al marxismo la democrazia liberale è la dittatura della borghesia e non è paragonabile alla democrazia proletaria, per i marxisti infatti nelle società divise in classi è la classe dominante che impone le regole dell’esercizio del potere.
    In conclusione solo ponendo a nudo il carattere classista dell’esercizio del potere politico (al servizio del dominio borghese) sarà possibile far comprendere alle masse popolari che solo organizzandosi sui propri interessi sarà possibile contrastare le scelte delle forze politiche a loro contrarie.

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