Preoccupanti prospettive di guerra in Europa (di Roberto Mirasola)

Domenica il quotidiano La Repubblica è uscito con un titolo a dir poco preoccupante: “Paura per l’Ucraina”. Insomma si da sponda alle dichiarazioni di alcuni leader Europei. Macron è passato dal non umiliare Putin alla possibilità di mandare in futuro delle truppe a combattere in Ucraina, mentre il presidente del consiglio Europeo Michel sostiene che se si vuole la pace bisogna prepararsi alla guerra. Come interpretare questa pericolosa alzata dei toni che non fa prefigurare niente di buono nei prossimi mesi? Vi è il timore che con l’avvicinarsi dei mesi caldi la Russia possa sferzare un’offensiva pesante verso l’Ucraina e che le prossime elezioni statunitensi con la paventata vittoria di Trump possano ridurre l’attenzione del governo statunitense verso l’Europa.

Tutto questo evidenzia un’inopportuna corsa volta all’affermazione delle leadership europee che attualmente denotano una mancanza di visione sul ruolo che il vecchio continente debba avere, o ancora peggio si percepisce una mal celata prospettiva di guerra nei confronti della Russia.

Le prossime elezioni europee ci consentiranno di comprendere meglio gli umori dei cittadini, ed è molto probabile che vi sia una esplicita richiesta di pace che possa provenire da quella parte di Europa che a suo tempo definimmo “Carolingia”. Possiamo affermare a due anni dall’inizio del conflitto Russo-Ucraino che la scelta politica del continuo invio di armi si è rivelata fallimentare. Gli Ucraini non hanno recuperato il terreno perso e il prezzo di vite umane è stato elevato. La parte centrale dell’Europa invece, ha una visione diversa del conflitto, dettata dai trascorsi storici con la Russia e dal forte timore di iniziative belliche, paura che non ha fatto altro che rafforzare la corsa agli armamenti. Con questo scenario non possiamo che rilevare una visione politica incapace di comprendere ancora una volta, le difficoltà derivanti dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, con una parte delle ex repubbliche socialiste impegnate in conflitti regionali dimenticati dall’opinione pubblica vedasi Georgia, Armenia e Azerbaigian. La strada della diplomazia e della politica devono essere le linee guida per trovare una via d’uscita ed evitare che i fronti di guerra aperti possano sfociare in pericolosi conflitti.

Al termine della guerra fredda vinta dagli U.S.A. nel 1989 non si è costruita una pace duratura poiché è mancata la costruzione di un giusto equilibrio che potesse riconoscere le rivendicazioni di tutti. La Russia è stata data in mano a Eltsin che l’ha poi consegnata a Putin e ora ci si sorprende di quanto accade. Ecco è opportuno comprendere la storia e capire che i nazionalismi che hanno interessato le ex repubbliche sovietiche, Ucraina compresa, non sempre corrispondono poi a democrazie cosi come le conosciamo noi.

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Discussion

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    Egidio — 20/03/2024 at 14:03

    Caro compagno Mirasole
    Hai dimenticato.tutto ciò che è scritto in Costituzione…che proibisce la partecipazione dell’Italia alla guerra…ma non solo …quando Gorbaciov diede inizio alla Perestroika si accordo’ con le Potenze occidentali per demilitarizzare …lui coerentemente sciolse il PATTO.di Varsavia ma non fu sciolta la NATO….perciò fu tradito…ed in Ucraina nel 2014 iniziò la persecuzioni russofone e con appoggio della CIA fu portato Zelenski con un colpo di Stato…innegiando al nazista Bandera …e poi sucesse l’incremento di guerra….con tutto ciò che sta accadendo in UE…

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