La fragilità al voto (di Giovanni Umberto Corsini)

Il 25 Settembre prossimo 14 milioni circa di over 65 dovrebbero in teoria apprestarsi a votare. Circa il 23% della popolazione, praticamente uno su quattro, potrebbe rappresentare un buon supporto per il successo di una coalizione di governo. Tuttavia la scarsa attenzione dei partiti verso questa discreta parte di elettori nasce dal fatto che molti anziani, per diversi motivi, soprattutto di natura medica, non si recano al seggio o comunque si rifiutano di votare. I sondaggi indicano che gran parte di essi è anche sfiduciata e manifesta ostilità nei confronti della classe politica attuale. L’esperienza del passato, soprattutto durante il ventennio berlusconiano, ha indotto a creare un forte scollamento fra il modello di persona anziana proposta dai media e quello presente nella realtà di tutti giorni, ancora una volta creando una sorta di profonda frattura sociale tra anziani ricchi e anziani poveri; quelli che si possono permettere i centri benessere e quelli che passano giornate intere con le carte da gioco in mano. I più fortunati fanno i nonni quando i figli e i nipoti risiedono, e lavorano, non lontano. Comunque siano, tutti hanno una caratteristica psicofisica in comune che non va mai dimenticata: la fragilità. 

Abbiamo assistito durante la pandemia da Covid-19 come gli anziani fossero i più esposti, per tanti motivi, alla patogenicità del virus, soprattutto a causa del fatto che il loro fisico mostra una riduzione fisiologica dell’attività del sistema immunitario che è preposto proprio alla difesa dagli agenti infettivi esterni. Ma la fragilità fisica non è solo legata al sistema immunitario; purtroppo molte altre funzioni fisiologiche vengono a modificarsi sia per cause genetiche che per influenze ambientali avverse. L’aspetto tuttavia che più riguarda l’orientamento ideologico e la propensione o meno alla rappresentatività democratica mediante il voto elettivo è una manifestazione della fragilità psicologica degli anziani. E’ noto che dopo i 65 anni inizi in una gran parte delle persone una riduzione del flusso ideativo, spesso accompagnata da diminuita attività motoria. Questa fisiologica deriva è dovuta a differenti modificazioni delle connessioni neuronali di aree cerebrali ben precise che comportano un netto calo della motivazione e della gratificazione a essa connessa. Anche la memoria, soprattutto quella recente, subisce spesso una riduzione fisiologica, in genere legata al richiamo dei nomi propri. I sentimenti, seppur sintoni a queste modificazioni, possono assumere aspetti improntati al pessimismo, variando tra rancore e autosvalutazione. Si pensi, per esempio, al sentimento della nostalgia. E’ del tutto fisiologico che tutte le persone anziane provino questo sentimento in modo più o meno intenso, sia che siano donne o uomini, ricchi o poveri. I ricordi del passato più remoto, coloriti dai sentimenti più vari, piacevoli o meno, affiorano spesso prepotenti obbligando a un serrato confronto con il presente. Quello che uno era con quello che ora è. Sentimenti ed emozioni, nostalgia e ricordi. Persone che sempre più spesso vivono nel passato come oblio del presente e paura del futuro. Ecco la fragilità ! La perdita del lavoro o il pensionamento come conferma della propria inutilità e inadeguatezza, aggrappati a briciole di affetto da parte di transfughi dalla famiglia. L’immagine di sé che diventa insopportabile e che riflette ciò che i media ti fanno credere, in un mondo diventato terribilmente tecnologico e difficile da gestire. L’attuale società dei così detti paesi occidentali è incentrata su modelli in cui prevalgono figure giovani, produttive, in carriera e di bella presenza. Lo spazio per gli anziani è sempre più limitato e sempre più minacciato da restrizioni e riduzioni dei servizi e sostentamenti. Il nostro paese vive in questo senso una grande contraddizione: gli anziani costituiscono una parte preponderante della popolazione ma sono poco considerati. Si dà troppo spazio a servizi privati che speculano o a quelli pubblici di scarsa qualità. La recente pandemia ha proprio messo in evidenza l’insufficienza delle RSA e la loro cronica precarietà. 

Con queste premesse, per ritornare al tema iniziale, ne consegue inesorabilmente la difficoltà da parte delle persone anziane, e non solo, a comprendere e gestire una legge elettorale fatta male, che premia i furbi delle alleanze e penalizza invece chi propone i temi di un vero cambiamento.

La fragilità degli anziani va protetta in generale e in particolare in occasione delle prossime elezioni. I partiti dovrebbero, con grande rispetto e per ricuperarne la fiducia, aiutare le scelte di questa importante parte della nostra società, intercettando le esigenze dei più bisognosi con soluzioni d’integrazione economica e sociosanitaria adeguata. Per ora nessun segnale concreto si è avvertito in questa direzione, se non da qualche partito di sinistra. Il tema della fragilità dell’anziano può offrire non solo un vasto fronte d’impegno civile ma anche rappresentare un obiettivo di voto importante per le prossime elezioni.

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