La tempesta perfetta (di Roberto Mirasola)

Stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale e la politica Italiana ha deciso di percorrere la strada della narrazione piuttosto che affrontare i problemi e magari indicare delle soluzioni. Così a destra si ricomincia a parlare del pericolo migranti e della conseguente necessità di realizzare un blocco navale anti sbarchi. Narrazioni, appunto, che non fanno altro che incrementare nei cittadini la percezione di avere una densità demografica di popolazione straniera elevatissima. In realtà i dati reali dicono il contrario. Orban, del resto, in Ungheria ne ha fatto un cavallo di battaglia ed è da anni che vince le elezioni a fronte di un dato reale di popolazione migrante pari al 2% .

Anche a sinistra si è sollevato il timore che la destra possa modificare la Costituzione. Intendiamoci problema reale da non sottovalutare vista la passione per la Meloni del semipresidenzialismo. Però come qualcuno ha fatto ben notare, gli ultimi attacchi alla Carta Costituzionale guarda caso sono arrivati dal PD. Certo bisogna dire che era il PD di Renzi ma è anche vero che parte del PD non è contrario alla cosiddetta autonomia differenziata. Stefano Bonaccini governatore Dem dell’Emilia né uno strenuo difensore.

Il Rosatellum impone delle alleanze per cercare di avere più voti ma è anche vero che queste alleanze si dovrebbero costruire quantomeno su contenuti il più possibile condivisi. Letta da subito ha ritenuto a torto o a ragione di portare avanti la cosiddetta Agenda Draghi rendendo di fatto incompatibile un’alleanza con i cinque stelle, tra l’altro convinto che l’elettorato PD mal si concilia con questi ultimi. Alleanza invece non invisa in casa Articolo 1 e SI. Ma la sopravvivenza politica di classi dirigenti nazionali ha fatto il resto. Nonostante i dirigenti locali dicessero il contrario, Art 1 è entrato nel listone unico con il PD. Il passo successivo è stato quello di corteggiare Calenda sino a raggiungere il famoso accordo dei seggi 70% al PD e 30% ad Azione + Europa. Il ragionamento era chiaro: prendere i voti di Forza Italia e dell’area moderata del centro destra. Sino a qua nessuno scandalo. Ragionamento che non condivido ma che aveva una sua logica. Si è cercato invece di alzare la posta. Mettiamoci dentro anche SI e Verdi, i quali guarda caso erano però all’opposizione del Governo Draghi e anzi Fratoianni ha sempre votato contro. Insomma cinque stelle fuori, Fratoianni dentro. E su cosa era d’accordo la parte destra del patto con quella sinistra? Su niente. Risultato, Calenda rompe i patti. Possiamo dire che alla fine era scontato. Ma come si può pensare che gli elettori di Calenda possano accettare una tale alleanza? E difatti quest’ultimo l’ha capito e si è sottratto al gioco.

E Ora? Ora sarebbe opportuno che i partiti siano chiari e dicano chiaramente cosa vogliono fare, quale idea di Paese hanno, che posizioni si hanno sul fronte della guerra in Ucraina, che idea di Europa si ha, come affrontare l’inflazione di costi che abbiamo. Ma per la verità sarebbe opportuno, che quantomeno in Sardegna, si indichino nelle liste persone che possano invogliare l’elettorato ormai deluso a recarsi alle urne. Il riproporre i soliti nomi espressione di sconfitte recenti sia alle Regionali che alle Comunali di Cagliari sarebbe quantomeno deleterio.

La fragilità al voto (di Giovanni Umberto Corsini)
Centrosinistra, in Sardegna avanzano gli invotabili (con un saluto a Calenda) (di Vito Biolchini da https://www.vitobiolchini.it)

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